»Ilvermorny Institute ~ An enchanted place where magic becomes reality

Passeggiando e riflettendo

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Knut Leifsen
view post Posted on 11/3/2015, 16:43




Il caldo, nel parco della scuola, era molto attenuato dall'ombra di vari alberi e, almeno in quel momento della giornata, da una leggera brezza che smuoveva l'aria calda ed appiccicaticcia che si era condensata attorno all'aspirante professore. Le maniche della camicia erano sempre tirate un po' su, mentre il gilet color sabbia (in tinta con il pantalone di cotone leggero), fino a poco prima indossato dal venticinquenne, penzolava mesto nella sua mano destra. Camminava piano, guardandosi intorno e richiamando alla memoria gli eventi vissuti in quei luoghi. In quel periodo dell'anno, a corsi non ancora iniziati, era pochissima la gente che si trovava all'interno della proprietà e, sebbene Knut fosse una persona che tendesse a stare sulle sue, sperava, prima o poi, di riuscire a trovare qualcuno con cui fare quattro chiacchiere.

Edited by Knut Leifsen - 13/3/2015, 01:54
 
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Jay Devdas Subramani
view post Posted on 2/4/2015, 20:42




Un sole radioso prometteva una bella giornata primaverile dopo mesi di pioggia ininterrotta. Jay quel giorno si era alzato di buonumore, talmente tanto di buonumore da saltare la meditazione mattutina che faceva parte della sua rigida routine. L'indiano aveva aperto la finestra della camera d'albergo nella quale alloggiava, mettendosi con i gomiti appoggiati sul davanzale, le mani intrecciate sotto il mento ad osservare il cielo. Ne era sicuro, quel giorno avrebbe ricevuto la lettera dal Preside del Phoenix che finalmente rispondeva alla sua lettera. Dopotutto, con il suo curriculum avrebbe ottenuto il posto con uno schiocco di dita.
Fu così che, fiducioso e felice come un bambino al quale erano state promesse delle caramelle, l'aspirante professore si mise a fissare il cielo con espressione ebete, gli occhi verdi spalancati e pronti a intercettare qualunque gufo/civetta/pollo il Preside gli avrebbe inviato.
E aspettò.
E aspettò.
E aspettò ancora.

Dopo ben sette minuti di contemplazione, al giovane Subramani fu chiaro come le acque del Gange che nessun volatile sarebbe arrivato a fargli visita quel giorno. Sconsolato stava per tornarsene sotto le coperte a rimuginare su quanto il destino fosse crudele, quando ebbe un'idea brillante. Dopotutto, nessuno gli impediva di muovere le sue chiappe abbronzate e dirigersi all'Istituto, chiacchierando a quattr'occhi col Preside e evitando che fosse compito di un qualche portatore d'aviaria recargli la notizia della sua assunzione. Indossato un semplice maglione bianco e dei jeans, i fidi anfibi tenuti slacciati sui polpacci, l'uomo si era procurato un boccone di naan e dopo essersi dato una sistemata si smaterializzò davanti ai cancelli del Phoenix. Entrò cautamente, osservandosi attorno. Era passato molto, moltissimo tempo da quando aveva varcato quei cancelli per l'ultima volta. Dieci anni ormai lo separavano dai ricordi della sua adolescenza, dieci lunghi anni nei quali aveva riscattato la sua vita e realizzato i sogni del giovane ragazzo figlio di emigrati. L'ex Blue Dolphin guardò l'immenso parco, facendo vagare lo sguardo sul verde prato che sembrava estendersi all'infinito. I ricordi si rincorrevano, ovattati e sfocati davanti ai suoi occhi, come se qualcuno li stesse proiettando su quell'immenso scenario. Iniziando a camminare mani in tasca, l'uomo continuava a sorridere osservando il castello, preda dei ricordi. Vivido ancora il ricordo di quando era rimasto chiuso fuori dal dormitorio con un suo amico, e avevano finito per rintanarsi a dormire nell'armadio delle scope. Doveva ringraziare che il vecchio Custode fosse stato un anziano rimbambito mezzo cieco, o avrebbe passato guai seri. O di quando gli era stato propinato un Gay Test da parte di alcune compagne di Casata, attratte dal bell'aspetto ma ignare del perché il fustacchione evitasse le donne. Non poteva dimenticare di quel reggiseno che gli era atterrato sul viso, facendolo scappare a gambe levate rinchiudendosi in bagno semi-traumatizzato.
Sì, era un ragazzo adolescente parecchio problematico.

La sequela di memorie venne interrotta quando nella sua visuale piombò una persona dall'aspetto trascurato. L'indiano era solito curare molto il suo aspetto, e osservava la barba incolta dell'altro chiedendosi se avvicinandosi e accarezzandola, quella avrebbe fatto le fusa. Ma non era proprio il caso di andare ad accarezzare le barbe della gente, dopotutto lui era un armadio a due ante educato. Sforzandosi leggermente, riuscì a ricordarsi che il suo obiettivo lì era di incontrare il Preside, non molestare i barbuti. Alzò la mano destra in segno di saluto, rivolto all'uomo a una decina di metri da lui.
- Ohilà, buonuomo! Sto cercando il signor Preside, sapete dove posso reperirlo? - sapeva perfettamente che i Presidi del Phoenix Institute erano persone estremamente e continuamente impegnate. Nessuno sapeva perché, come o quando, ma ogni due per tre avevano un “impegno improrogabile”, o “un contrattempo”, o dovevano “farsi i cazzi loro”, e tutti quegli anni di studio gli avevano insegnato che, onde evitare di ritrovarsi le ore a barboneggiare davanti all'Ufficio del Preside, era sempre comodo chiedere se l'uomo si trovasse già dietro la grossa scrivania di mogano.
 
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Knut Leifsen
view post Posted on 9/4/2015, 13:38




Durante il suo peregrinare nei giardini del Phoenix, ad un certo punto, Knut notò un ragazzo dai caratteri indiani farglisi vicino, salutarlo e porgli una domanda sul preside dell'istituto. Quella specie di "armadio quattro stagioni", tuttavia, escluse le apparenze, sembrava una persona tranquillissima, almeno di prima acchito. Knut rimandò il saluto, rispondendo a tono: "Mio caro signore, credo che abbiate posto la domanda alla persona sbagliata, almeno in parte. Mi trovo anche io qui per parlare al preside, avendo intenzione di divenire docente dell'istituto, ma per il momento mi limito a rievocare vecchie memorie per i possedimenti dell'istituto. Mi dispiace di non poterle dare risposte migliori, pardon!" Si avvicinò ulteriormente al ragazzo, porgendogli la mano, dicendogli: "Knut Leifsen, probabile nuovo docente di antiche rune, piacere!"
 
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Jay Devdas Subramani
view post Posted on 10/4/2015, 16:13




L'uomo misterioso che aveva appena incontrato, ai suoi occhi, si stava lentamente trasformando in una specie di Divinatore. Egli poteva svelargli i segreti del mondo, prevedere il suo futuro, fargli sapere quanti figli avrebbe avuto e, cosa più importante, poteva addirittura dirgli se il signor Preside era presente a scuola.
Invaso da un malsano entusiasmo, il ragazzone fremette impaziente di sapere quali parole di conforto sarebbero uscite da quelle labbra fine in parte coperte dalla barba bruna, e si chiese se le sue orecchie sarebbero state in grado di recepire quali meraviglie dell'universo gli sarebbero state mostrate. Ma il suo castello di carte crollò miseramente quando il bruno ammise la sua limitata natura umana, incapace pertanto di rivelargli se era vero che la terra poggiava su un elefante che poggiava su una tartaruga, o semplicemente, di dirgli se il Preside era nell'istituto. Un'espressione da cane bastonato intristì i lineamenti virili dell'uomo, che sconsolato si aggiustò il collo a V del maglione, pensando rammaricato che aveva indossato pure quello buono per l'occasione. Ma la vita, si sa, riserva delle sorprese. Infatti l'uomo, nonostante l'aspetto burbero, con molta gentilezza si presentò all'indiano, che spalancò gli occhi a sentire le parole “aspirante professore”.
- Oh, quindi anche lei vuole diventare Professore? Che coincidenza! - afferrò la mano di Knut, iniziando a stringerla con energia mentre un sorrisone si allungava sul volto magro.
- Piacere di conoscerla signor Knut, sono Jay Devdas Subramani, aspirante professore di Cura delle Creature Magiche! Quindi potremmo ritrovarci colleghi eh? - disse divertito lasciando la mano dell'uomo per avvolgergli un braccio attorno alle spalle, prendendosi fin troppa confidenza.
- E mi dica signor Knut (o preferisce che le dia del tu?), anche lei è un'ex studente del Phoenix? Io tredici anni fa fui smistato nella casata Blue Dolphin, e lei? - nel frattempo si era incamminato verso l'Istituto, trascinandosi dietro Leifsen, che non era affatto basso e mingherlino, ma al confronto di quel gigante logorroico sembrava quasi un ragazzino. Solo dopo qualche manciata di minuti gli venne in mente che magari non era il caso di girare con un braccio attorno alle spalle di un uomo, amorevolmente spiaccicati l'uno all'altro. Perciò tolse immediatamente il braccio, passandosi una mano fra i riccioluti capelli castani leggermente in imbarazzo. Sebbene avesse questo piccolo problema nell'approcciarsi con le donne, non significava di certo che preferisse gli uomini. Anche perché gli uomini non avevano le tette, e questo era davvero un bel problema.
- Mi scusi se mi sono preso questa libertà. Sicuramente, è colpa dell'aria giovanile e spensierata che si respira. Dopotutto, un vecchietto come me non può non infervorarsi tornando qui… dicono abbiano cambiato le piastrelle del pavimento del bagno del quarto piano ma io non ci credo. Se lo hanno fatto protesto – disse serissimo come se stesse discutendo di una ragione di stato. Il povero Knut Leifsen avrebbe dovuto capire fin da subito che il suo aspirante-collega-docente non aveva tutte le rotelle a posto.
 
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Knut Leifsen
view post Posted on 10/4/2015, 20:37




Al gesto dell'indiano di mettergli il braccio intorno alle spalle mentre si avviavano verso l'istituto, Knut rimase un momento perplesso. Poi, associando il gesto a "semplice allegria" dell'interlocutore, decise di non darci tanto peso, rimanendo al gioco, rispondendogli sempre in maniera gioviale, divertito dalla situazione: "Presumo di si, se il Preside ci troverà adatti ad un compito di tale sacralità!" sulle ultime parole il ragazzo pose un enfasi teatrale di finto snobismo, aggiungendo: "Qualunque titolo va bene, purché non si finisca nel triviale, nevvero! A suo tempo anche io sono fui un Blue Dolphin, tornato giusto in tempo per sentire il richiamo di soccorso dell'Istituto." Quando poi "la pertica asiatica" decise che lo slancio emotivo era stato eccessivo e si scusò, Knut si affrettò a rispondere, per rassicurarlo: "Nessun problema, capisco lo stato d'animo, che condivido anche senza esternalizzare. Su di un argomento sensibile come le piastrelle nei bagni, preferirei non espormi troppo, chiedo venia!" Knut, quindi, continuò a camminare al fianco di Jay, aspettando che il colosso proferisse ulteriormente parola.
 
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Jay Devdas Subramani
view post Posted on 11/4/2015, 18:41




Uno dei problemi principali di Jay, a parte l'essere una sottospecie di bambino troppo cresciuto, era la sua quasi totale incapacità di contenere la sua idiozia. Certo, se la situazione era estremamente seria riusciva senza troppi sforzi a mantenere un tono formale, ma a meno che non vi fosse un'apocalisse zombie in corso il povero scemo non ne voleva sapere di comportarsi da uomo maturo quale doveva essere. Pertanto, con una gioia di vivere invidiabile, si era allegramente accollato al primo malcapitato di turno, nella fattispecie Knut Leifsen, aspirante professore di Rune Antiche e, da quanto aveva appena appreso, anche un suo ex concasato.
- Ma dai, un altro Blue Dolphin! E chi se lo aspettava! - scrutò attentamente il volto dell'interlocutore, sforzandosi di ricordare se avesse già visto quel volto. Nonostante Jay avesse una buona memoria, non gli riusciva di ricordare il viso di Knut fra le sue conoscenze. - Purtroppo non riesco proprio a ricordare il tuo volto… forse sei entrato dopo di me, chissà. - disse pensieroso ticchettando l'indice sul labbro inferiore, alzando lo sguardo al cielo e continuando a frugare fra i suoi ricordi scolastici. Purtroppo tutti i suoi ricordi erano come sfocati, e magari l'aveva già visto Knut, ma al momento non riusciva proprio a ricollegare quel volto barbuto a un ragazzino imberbe.
- Mh, credo proprio che dovrò chiedere informazioni al Preside riguardo le piastrelle. Insomma, cambierebbe tutto se cambiasse le piastrelle del bagno – disse con aria seria annuendo convinto, portando le mani davanti a se e bloccandosi sul posto.
- Immagina… Tu rientri nella scuola. O bello, tutto come ricordi, incontri vecchi amici, alcuni professori, poi devi andare al bagno. E ovviamente, scegli quello del quarto piano come chiunque. Entri, e BAM! - sbattè forte le mani fra loro, mentre spalancava gli occhi come se non riuscisse a reggere psicologicamente quella rivelazione che stava per fare. - Entri e non ci sono più le piastrelle! Magari hanno messo la moquette. La moquette in bagno! Ohibò è anti-igienico!- blaterò scuotendo la testa inorridito. Fecero una cinquantina di metri in silenzio, prima che il logorroico bengalese riprendesse la parola.
- Piuttosto, dicevi che vorresti insegnare Antiche Rune eh? Cosa ti spinge a studiare una materia simile? Sarò sincero, io l'ho detestata profondamente – disse con un sorriso gentile facendo intendere che non era certo sua intenzione denigrare la materia sul quale il giovane aveva costruito la sua formazione professionale.
 
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Knut Leifsen
view post Posted on 11/4/2015, 20:30




Knut aspettò che il torrente di parole dell'aspirante collega si placasse, prima di rispondergli: "In ordine sparso. Sono classe '95, ma ti capisco, sotto questo punto di vista sono molto distratto, per le facce non ho molta memoria, sicuramente ci saremo visti e forse di vista ci conoscevamo pure, ma ora non saprei dirti, mi spiace! Fin da piccolissimo, però, ho avuto una particolare attenzione ed attrazione per il paese d'origine dei miei genitori, la Norvegia, e la sua cultura in tutte le sue sfaccettature, per questo mi ritroverò, forse, ad occupare la cattedra di Antiche Rune. Riguardo i bagni ti dimentichi del reale e più infido problema: e se avessero messo delle tavole di legno marcio e zuppo di urine e feci?" Gli stava facendo piacere parlare con l'indiano, particolare, ma di buona compagnia.
 
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