»Ilvermorny Institute ~ An enchanted place where magic becomes reality

Extreme Makeover, Red Garden Avenue n°2, K.L.

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Jay Devdas Subramani
view post Posted on 20/5/2015, 18:59




Jay osservò soddisfatto la vecchia catapecchia comprata da poco. L'impiegato del ministero che si occupava della compravendita delle abitazioni era stato restio a farlo entrare lì, ma il mago eccitato come un bambino aveva insistito per entrarvi.

E non se ne pentiva, affatto.

Si trattava di una modestissima casetta a due piani, con il tetto piano trasformabile in terrazza se rimesso a posto. Vi era un giardino strapieno di erbacce, pieno di buche e sassi, e un alberello secco piantato senza una logica precisa in mezzo al vialetto scassato che portava dal cancello arrugginito fino alla casa. Tutto contento, Jay aprì il cancello per entrare, quando con uno schiocco secco questo gli rimase sulle mani. Osservò impanicato quel pezzo di ferro spezzato stretto nella sua manona, e col fiato corto lo appoggiò alla staccionata, facendo finta di nulla nemmeno avesse commesso un atto vandalico. Iniziò ad incamminarsi verso la casa, trovandosi ben presto a fronteggiare l'albero secco. L'osservò concentrato, prendendosi il mento fra pollice e indice e iniziando a gironzolare attorno alla povera pianta studiandola a fondo. Dopo tre giri, e senza essere giunto a nessunissima conclusione, lasciò perdere l'arbusto dirigendosi verso la sua nuova casa. Infilò la grossa chiave nella toppa, dovendo litigare con la toppa che sembrava bloccata. Un po' troppa forza, ed ecco che la chiave gli rimase spezzata in mano. Con lo stesso sguardo del bambino che osserva il cono gelato caduto a terra, egli rimase per qualche attimo profondamente ferito da quell'ignominoso atto compiuto dalla chiave, riuscendo solo dopo aver metabolizzato il trauma ad estrarre la bacchetta e castare un Reparo ed un Alohomora non verbali su chiave e porta. Cigolando sui cardini, questa si aprì, svelando l'interno. Un minuscolo corridoio claustrofobico portava al soggiorno, e Jay lo percorse col cuore in gola, non trovandosi a suo agio con gli spazi stretti. Dopo aver raggiunto l'agognata sala, l'indiano si ritrovò i piedi affossati in un morbido tappeto, che attutiva i suoi passi. Sentì il naso pizzicare, e abbassando lo sguardo vide con suo sommo orrore che il tappeto altro non era che un manto di polvere spesso quanto una sua mano. Orripilato corse a spalancare le finestre, tossendo violentemente e coprendosi bocca e naso col collo della maglia. Per la prima volta da anni, il sole tornava a colpire quelle stanze ammuffite. Girandosi attorno, Jay non vedeva altro che stanze minuscole, completamente vuote, e a suo avviso inutilizzabili. Non aveva certo bisogno di tutte quelle stanze, lui che era abituato alla sua povera casa nella periferia di Los Angeles, e all'ancor più topaia dove aveva vissuto in Bengala, gli sarebbe bastata una singola stanza. Gli occhi gli caddero sulle scale, e decise di salirle per vedere dove l'avrebbero portato. Con suo sommo dolore, erano ancora cunicoli bui e stanzette per nani. Probabilmente i vecchi proprietari si erano persi lì dentro e ci erano morti. Almeno giustificava anche l'odore di cadavere che sentiva.


***



Era passata una settimana, e l'indiano aveva iniziato a lavorare a pieno regime sulla sua casupola. Per intanto aveva pulito da cima a fondo la casa, che necessitava anche di molti restauri. Nulla che non si potesse fare con un po' di magia ma ehi, i veri ommmini ne fanno a meno! Ecco il motivo principale per il quale, come un novello Bob l'aggiustatutto, si era procurato degli attrezzi da idraulico e aveva bellamente iniziato a lavorare sugli scarichi. Nella sua mente, il wc era una cosa primaria da aggiustare, abbastanza stanco di doversi andare a liberare dietro un cespuglio durante i lavori. Ma la sua scarsa conoscenza del mestiere l'aveva spinto ad abbandonare il restauro, lasciando un pappagallo stretto a morte attorno ad un bullone e fin troppa acqua in giro. Aveva quindi deciso di buttare giù una parete, deciso a liberarsi di tutte quelle stanzette inutili, ma non era andata come pensava. Preso un grosso martello, grazie ai suoi potenti muscoli aveva buttato giù mattone per mattone la parete, facendo crollare una parte di soffitto. Aveva osservato il buco sul soffitto per qualche attimo, e aveva realizzato che non era forse il caso di giocare a fare il costruttore di case da solo. Aveva bisogno di qualcuno che lo aiutasse. Un supereroe con la Barba maiuscola.


***



Quella mattina Jay stava lavorando con addosso un'orrida, vecchia tuta da lavoro legata sui fianchi, con addosso una canotta sudata per lo sforzo. Stava puntellando una colonna per impedire che il tetto gli crollasse addosso, deciso a non morire per risistemare la sua casa. Aveva perfino già pronto il progetto, da bravo architetto da strapazzo, doveva solo aspettare il Mastro Carpentiere che, sperava, si sarebbe fatto vivo presto. C'erano ancora le erbacce da togliere nel giardino, il vialetto da risistemare, soffitti da irrobustire e pareti da buttare giù. E poi voleva la veranda, una veranda sopra la quale stendersi ad osservare le stelle, o fumando un narghilè in buona compagnia. O anche fare una braciolata con un sacco di amici, perché no. Impugnando un cacciavite a stella, straconvinto di ciò che stava facendo, tentava di inserire una vite a taglio sui cardini di una porta, senza capire per quale motivo la vite non andava giù. Osservò irato il manuale che aveva comprato per l'occasione, “Diventare un ottimo riparatore in cinque giorni”, e lui dopo settimane ancora non aveva capito un accidente. Con un calcio fece volare il manuale in alto, oltre la stanza… andando ad infrangere un vetro per poi spiaccicarsi in giardino insieme a mille pezzi di vetro. Esasperato appoggiò la testa alla colonna, indeciso se rannicchiarsi in posizione fetale a piangere o fare il duro scolandosi una bottiglia di rum per dimenticare.
 
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Knut Leifsen
view post Posted on 28/5/2015, 10:49




" [...] Ricordo i giganti
nati in principio,
quelli che un tempo
mi generarono.
Nove mondi ricordo
nove sostegni
e l'albero misuratore, eccelso,
che penetra la terra.
Al principio era il tempo,
Ymir vi dimorava.
Non c'era sabbia né mare
né gelide onde.
Non c'era terra
né cielo in alto:
un vuoto si spalancava
e in nessun luogo erba”.[...]

Toc Toc!!
Knut guardò accigliato verso la finestra dello studiolo della propria abitazione, notando la presenza di un pennuto porta-lettere. Posò il volume che stava leggendo sulla vecchia scrivania, avvicinandosi alla finestra e prendendo il messaggio che il volatile portava con sé, dopo averlo fatto entrare ed appoggiare al suo braccio, prima che prendesse il volo verso il cielo sereno. Lesse: Il Subramani cercava aiuto per..... sistemare casa, restauri vari. "Ma che ca....volo?!? " pensò "Però non posso neanche mollarlo, s-conoscenze idrauliche a parte.". Si cambiò, quindi, mettendosi un largo jeans doppio ed una semplice maglietta neutra, completando il tutto con delle vecchie scarpe da ginnastica. Si lasciò la propria casa alle spalle, avviandosi all'indirizzo di casa dell'indiano e..... si piantò a guardare quella che, invece di una nuova dimora in via di sistemazione, sembrava piuttosto una catapecchia pronta alla demolizione. "Ah, quindi Jay ha voluto farmi lo scherzon.... si stava dicendo, quando un vetro della casa andò in frantumi a causa di quello che Knut scoprì essere un libro.Guardò accigliato la copertina del tomo, dopo averlo raccolto, leggendone il titolo . "Eeee.... mi sbagliavo: sono nel posto giusto!" mormorò tra sé e sé, incantando la finestra in maniera non verbale, riparandola e vedendo tutte le schegge che la componevano tornare al loro posto, ri-saldarsi e tornare ad essere una normale lastra di vetro. Superò il giardino, entrando nella costruzione, fermandosi all'ingresso ed urlando, per farsi sentire da Jay: "Signor Demone che infesta questa casa!! Ho trovato il libro che hai buttato dalla finestra. Mi auguro che tu stessi scherzando, perché mi pare ne abbia decisamente bisogno!!". Detto questo si zittì, aspettando una risposta del gigante per riuscire a capire dove si trovasse, guardandosi intorno e notando solo muri sfondati e cumuli di mattoni e calce in vari punti della casa. "Potente Frey, che sta combinando?" si chiese infine a mezza voce.
 
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Jay Devdas Subramani
view post Posted on 1/6/2015, 20:54




Il Bengalese stava osservando tutto lo spettro di azioni che in quel momento gli si paravano davanti, eliminando quelle assolutamente irrealistiche e impossibili. Allora, che era un assoluto incapace l'aveva appurato in quelle settimane di disperato lavoro ed era ok. Che non avesse la minima capacità di organizzazione pure, dato che pochi giorni prima era arrivata tutta la sua roba, inscatolata e ficcata a forza nel minuscolo soggiorno, avendola fatto spedire con troppo anticipo. Gli rimaneva di prendere quel cacciavite a stella e ficcarselo in mezzo agli occhi, ma era un pensiero a fermarlo dal compiere tale gesto. Da morto qualcun altro avrebbe messo gli occhi sulla sua bella Baracca, e no non gli andava giù. Prima di morire voleva vedere quella casa ristrutturata. Nuovamente pieno di energia si rialzò dal cantuccio in cui si era accucciato con espressione truce osservando una trave caduta per metà dal soffitto, piantandosi nel pavimento, quando un vocione lo fece sobbalzare dallo spavento.

Signor Demone che infesta questa casa!



- Non c'è nessuno, lasciate la posta sotto alla porta e la testa di cavallo dentro al letto – rispose a gran voce Jay affacciandosi alla finestra. I suoi occhi percorsero il lato di giardino infestato dai vetri e dal libro che aveva tanto malamente calciato via, e subito capì che c'era un problema. Ad un'analisi più attenta, capì che non c'erano né vetri né il libro. Sporgendosi fino quasi a sbilanciarsi, vide che la finestra del piano di sotto era stata riparata. I brividi iniziarono a scuoterlo dal profondo, mentre la voce riprendeva a parlare.
Ho trovato il libro che hai buttato dalla finestra…
- è accidentalmente volato infrangendo il vetro non confondiamo! - disse mentre notò che quella voce la conosceva. Probabilmente era stata la sorpresa del momento, ma non aveva riconosciuto immediatamente la voce di Knut. Non appena realizzò che il Nordico era corso in suo soccorso un sorriso grato si dipinse sul viso abbronzato. Puntò un buco che aveva realizzato poco tempo prima sul pavimento, e dopo essersi inginocchiato appoggiò le mani sul bordo, affacciandosi sul piano inferiore.
- Knut, amico mio! - la testa riccioluta di Jay comparve dal foro, riconoscendo la silhouette barbuta. - Quassù! Yu-huu! - disse agitando una manona e richiamando l'attenzione del giovane. - arrivo subito, dammi un secondo – disse rialzandosi e scrollando la polvere dai pantaloni. S'incamminò verso la tromba delle scale, quando sentì il cuore mancargli un colpo, insieme al pavimento da sotto ai piedi. Il pavimento aveva ceduto sotto al suo piede sinistro, e il Bengalese riuscì ad evitare di cascare di sotto portando le mani ad afferrare la ringhiera delle scale. La sua gamba ora penzolava dal soffitto del piano terra, a pochi centimetri dalla testa di Knut.
- … Magari ci metto un po' più di un secondo! - blaterò facendo leva con le braccia e tentando di togliere la gamba che era rimasta incastrata nel pavimento. Ci volle un mezzo minuto abbondante, ma infine il ragazzone riuscì a rialzarsi, osservando con la bocca storta il nuovo foro che aveva creato. Sospirando scese gli scalini, arrivando al piano terra e accogliendo Leifsen.
- Knut, benvenuto! Grazie per aver risposto alla mia lettera! Posso offrirti qualcosa? - disse senza pensare che in quella casa era già tanto se c'era un tetto sulla loro testa, ma la famosa ospitalità bengalese aveva preso il sopravvento sulla realtà. Magari poteva mettere in infusione un rametto dell'albero secco in mezzo al viale.
 
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Knut Leifsen
view post Posted on 18/8/2015, 12:32




Alle prime parole del Gigante, Knut si ritrovò a sorridere spontaneamente, ritrovandosi, poi, a salutare l'indiano, "affacciato" ad un buco nel soffitto. Stava aspettando che scendesse le scale, quando vide schiantarsi il pavimento sotto i piedi di Jay e dei calcinacci cadergli a pochi centimetri dai piedi.Dopo un leggero balzo per lo spavento, si mise sotto al buco, aiutando Jay, provando a "rispedirlo" al piano di sopra. Una volta che l'indiano si fu rimesso in piedi, un solo pensiero attraversò la mente del barbuto: "Qui ci rimaniamo secchi". Alle parole di benvenuto di Jay, Knut rimandò sorrifente: "Jay, salve a te! Figurati, lo faccio con piacere. No, grazie, sono apposto.". Stette un momento in silenzio, poi chiese: "Allora.... come gestiamo il tutto, signor capo-muratore?".
 
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3 replies since 20/5/2015, 18:59   59 views
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